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Creatività e pensiero divergente per la soluzione dei problemi

Un buon modo di sintetizzare ciò che facciamo nella vita è dire che per la maggior parte del tempo noi risolviamo problemi. Problemi grandi e seri, e problemi piccoli della nostra quotidianità… problemi che conosciamo e quindi sappiamo risolvere ma anche situazioni che proprio non capiamo e non riusciamo ad affrontare.

Vedremo insieme come a volte nel problem solving sia necessario ricorrere alla logica mentre in altre occasioni sia indispensabile ottenere la creatività con diversi metodi! Daremo una definizione di creatività, faremo un breve ritratto delle persone creative e capiremo come utilizzare il pensiero divergente per risolvere le difficoltà sia nella vita personale sia in azienda.

 

Che cos’è un problema?

Al World Economic Forum 2021 che si è tenuto ad Davos, in Austria, ai primi di gennaio, si è parlato principalmente di come affrontare e risolvere i problemi causati dalla Pandemia di Covid-19 e dei problemi del nostro futuro.

Negli stessi giorni Matteo, che ha tre bambini piccoli, ha perso il lavoro; Federica che si è appena laureata in lettere, ha dovuto accettare un impiego in un call-center per non rimanere altro tempo a casa; Cecilia ha scoperto di avere un serio problema di salute; Pietro, che ha 9 anni, non è proprio riuscito a capire i problemi che la maestra gli ha assegnato per compito!

Messa così sembra che tutto sia un problema! Ma allora che cosa si intende con questo termine?

Nell’uso comune, secondo il vocabolario, un problema è qualsiasi situazione, caso, fatto che, nell’ambito della vita pubblica o privata, presenti difficoltà, ostacoli, dubbî, inconvenienti più o meno gravi da affrontare.

In definitiva, un problema è una condizione nella quale sia ciò che stiamo facendo, sia le nostre conoscenze non sono sufficienti per raggiungere i nostri obiettivi. Da qui ne deriva la percezione di ostacoli e la formazione di stati di disagio che si manifestano a livello sia personale sia professionale.

 

Cosa vuol dire problem solving?

C’è “molta teoria” a proposito dei problemi, che però poi vanno affrontati nella pratica. La definizione formale di Problem Solving è l’insieme di tecniche e metodologie necessarie all'analisi di una situazione problematica allo scopo di individuare e mettere in atto la soluzione migliore.

Come fa il nostro cervello a risolvere un problema?

Se il problema è chiaro, ben definito e magari conosciuto perché già affrontato in precedenza allora noi in modo quasi automatico usiamo il pensiero logico; e di solito mettiamo in relazione una cosa con l'altra (A è connesso a B, e B  è connesso a C ecc), a volte cerchiamo analogie o diversità, spesso formuliamo deduzioni, cioè applichiamo delle idee generali o delle regole alla nostra situazione problematica. 

Quello appena descritto è un approccio analitico che permette di arrivare ad identificare la soluzione del problema, che è univoca, in modo procedurale seguendo questi passaggi: 

  1. Si definiscono i termini del problema
  2. Si raccolgono dati e informazioni
  3. Si elaborano delle ipotesi in merito alle cause (NON le soluzioni) del problema
  4. Si stabilisce quale è la causa più probabile mediante un’operazione di verifica delle ipotesi (cioè isolando i fattori che intervengono a originarlo)
  5. Infine si passa a elaborare un piano d’azione che spesso implica prendere una decisione e poi tradurla in pratica.

Tutto questo, già Aristotele prima, e Isaac Newton dopo lo hanno chiarito benissimo illustrandoci i termini della logica e del pensiero deduttivo. 

Se i termini del problema sono vaghi e non abbiamo alcuna idea di come affrontarlo, oppure se ci troviamo davanti ad una questione aperta per la quale nessuna soluzione è nota, allora le cose cambiano. Qui serve un approccio creativo!

 persona creativa

 

Che cosa si intende per creatività?

La creatività è senza dubbio un aspetto del pensiero; un’interazione tra pensiero, motivazione, sentimenti e caratteristiche personali in un determinato contesto.

Creare, in sanscrito, significa generare qualcosa di nuovo…. Il matematico Henri Poincaré definisce la creatività come

capacità di unire elementi preesistenti in combinazioni nuove, che siano utili.

Secondo Thomas Edison, che realizzò oltre 50.000 esperimenti per perfezionare la batteria e 9.000 per la lampadina,

la creatività era un lavoro fatto al 99% di sudore e perseveranza e per l’1% di ispirazione!

Walt Disney, certamente una delle menti più brillanti e creative dello scorso secolo, asseriva che la creatività è:

la capacità di prendere qualcosa che esiste solo nell'immaginazione e dotarla di un'esistenza fisica che influenzi direttamente l'esperienza degli altri in modo positivo.

Tradotto in parole più semplici: la creatività è anche la capacità di vedere il mondo come non è!

Quindi, se usare creatività significa mettere insieme le informazioni in maniera diversa, generativa di soluzioni nuove, usando una metafora potremmo dire “usare lenti diverse”, allora per facilitare l’accesso alla creatività di ognuno, può essere utile anche solo cambiare il processo mentale e/o la classificazione delle informazioni.

 

Le persone creative

Le persone creative sono individui coraggiosi e curiosi, aperti di mente e che fanno un buon uso della loro immaginazione. Questo consente loro di sviluppare una buona capacità di osservare il mondo e di apprendere da ciò che vedono nella realtà e dalle esperienze che fanno, dunque sono persone cognitivamente flessibili e resilienti, che sanno essere irrazionali e lasciarsi andare e amano correre qualche rischio. Appassionate, motivate e persuasive, sono decisamente propense al cambiamento e all’innovazione.

 

Le persone creative e il pensiero divergente

Le persone che posseggono questi tratti e queste caratteristiche sono, generalmente, quelle che facilmente usano un tipo di pensiero associativo–produttivo che “libera” l’innovazione. Questo tipo di pensiero, detto divergente o laterale, è caratterizzato da un modo di pensare originale e fuori dagli schemi, che permette di andare al di là della “automatica” percezione della situazionedi partenza, esplorando nuove direzioni e possibilità e favorendo la risoluzione dei problemi in modo non convenzionale e quindi generativo-creativo! 

Tutto questo è utile nella vita privata e relazionale ma può essere uno strumento fondamentale da utilizzare anche nei contesti lavorativi dove essere creativi porta a creare contenuti originali e accattivanti e implementare nuove idee in strategie e sistemi di processi aziendali.

 

Liberare la creatività (anche in azienda)

Come abbiamo visto, per liberare la creatività spesso è sufficiente organizzare il nostro pensiero in modo diverso. Per questo esistono alcuni modelli/strumenti che ci aiutano ad uscire dai nostri schemi abituali e quindi ad aumentare la nostra generatività. Vediamo i due più noti.

 brainstorming

 

Il brainstorming

Il primo metodo è il noto “Brainstorming”, messo a punto da Osborne, direttore di una agenzia di pubblicità, negli anni 50’. È una tecnica di gruppo che stimola l’attività intellettuale e permette il contributo creativo. Il brainstorming prevede tre passaggi: generazione, chiarificazione, valutazione.

Nel primo si dichiara lo scopo/problema e ogni persona esprime le proprie idee. Il valore principale del brainstorming in questa fase è quella di generare idee out of the box. È interdetto qualsiasi giudizio critico, positivo o negativo, si incoraggiano le libere associazioni, si accettano tutte le idee anche se appaiono “strane”. 

Nel secondo passaggio, quello della chiarificazione, si ripercorre la lista delle idee per capire che ognuno abbia capito cosa è stato proposto. Anche in questo caso è bandito ogni giudizio. 

Nell’ultimo passaggio, un gruppo più ristretto è delegato alla valutazione: si eliminano le idee duplicate, si combinano idee molto simili, si procede alla valutazione utilizzando due parametri: fattibilità e impatto sul problema

Il “metodo SCAMPER” è una variante un filo più sofisticata del Brainstorming che ha lo scopo di facilitare l’accesso a idee e soluzioni attraverso una serie di domande volte a risvegliare la creatività e le strategie di problem solving.

S.C.A.M.P.E.R. infatti è l'acronimo di una sequenza di verbi di azione: Substitute (sostituisci), Combine (combina), Adapt (adatta), Modify (Modifica), Put to another use (proponi un altro utilizzo), Eliminate (elimina), Reverse (rovescia). Una volta identificato il problema, si procede con le domande (Qualcosa può essere sostituito? È possibile combinare più elementi? Può essere usato differentemente? E via di seguito) a cui devono rispondere tutti i partecipanti, senza sottovalutare nessuna risposta.

 sei cappelli per pensare

 

I sei cappelli per pensare

Tra tanti approcci alla creatività che sono stati proposti negli anni il contributo proposto da Edward De Bono nel famoso libro “Sei cappelli per pensare” è forse quello che riteniamo più generativo e funzionale in diversi contesti. Lui stesso dice:

la maggiore difficoltà che si incontra nel pensare è la confusione. Emozioni, informazioni, logica, aspettative e creatività si affollano in noi. È come fare il giocoliere con troppe palle.

L’obiettivo che si prefigge con il suo metodo è quello di consentire al pensatore di fare una cosa sola alla volta. Indossare il cappello di un certo colore definisce un tipo di pensiero e permette alle persone di uscire dal proprio solito binario e accedere a nuove idee.

  • Il cappello bianco (fatti e cifre). Quando si indossa questo cappello si raccolgono dati e informazioni stando attenti a distinguere ciò che sono fatti dalle probabilità, o dalle convinzioni, fatti creduti e fatti controllati o opinioni personali.
  • Il cappello blu (controllo degli altri cappelli) stabilisce l’organizzazione del pensiero: indica quale degli altri 5 cappelli va indossato; fa le domande giuste; definisce il problema; fa il sommario; fa raccolta di dati e resoconti e sintetizza le conclusioni.
  • Il cappello nero (giudizio critico) adotta il punto di vista pessimistico, mette l’accento sui difetti, segnala eventuali errori di pensiero, si concentra sui rischi, pericoli, difetti e problemi. Il ruolo è quello dell’avvocato del Diavolo!
  • Il cappello giallo (pensiero costruttivo) rappresenta il pensiero ottimistico, le proposte si fanno per migliorare qualcosa. Si concentra su sviluppo, potenziamento, offre proposte e suggerimenti; dà motivazioni e basi logiche/realistiche per essere ottimisti. Si concentra sui vantaggi, è fattivo e costruttivo.
  • Il cappello rosso (emozioni e sentimenti) all’opposto del cappello bianco, permette di far emergere presentimenti, intuizioni, impressioni. Indossando il cappello rosso avremo la possibilità di dire ad alta voce cosa ci emoziona, ci inquieta o cosa ci dice il nostro intuito riguardo alle informazioni che abbiamo, senza necessariamente dover spiegare il perché. Ci permetterà anche di comprendere le emozioni e i bisogni altrui.
  • Il cappello verde (pensiero creativo e laterale) ha la specifica funzione di produrre nuove idee e nuovi modi di vedere le cose. Il suo obiettivo è il cambiamento. Porta nuovi concetti e percezioni. È l’incarnazione del pensiero laterale e dello humour. Usa le idee come ponti ed ha un forte effetto propulsivo. Provoca, genera opzioni, scelte e alternative a vari livelli. Richiede originalità, creatività, il superamento dei confini e rende possibile l’impossibile. È questo il cappello del pensiero laterale!

E voi? Siete capaci di indossare il cappello verde? Ricordatevi che la creatività non è solo un talento, è una capacità tutta da scoprire che si può allenare, migliorare e usare con successo in tutti gli ambiti della nostra vita!

 
 
 

 

Sofia Crespi

di Sofia Crespi - Psicoterapeuta e coach
per The Coachingroup

e

Maria Rosa Rocco

di Maria Rosa (Ioia) Rocco

Executive coach e Managing Director
di The Coachingroup